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Emissione ed utilizzo di fatture a fronte di operazioni inesistenti

Posted by BP BP sopra 08/10/2019
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Comando Provinciale Como

Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Como, la Squadra Mobile di Milano, la Compagnia Guardia di Finanza di Como ed Olgiate Comasco hanno, in data odierna, dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como per nei confronti di 34 indagati, accusati:

  • di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte per un ammontare di oltre 3 milioni di euro, al fine di evitare il pagamento dell’imposta sui redditi, di interessi e sanzioni amministrative dovute su illeciti proventi di una frode tributaria posta in essere a partire dal 2012 sino al 2017 attraverso 20 società cooperative ed una srl
  • di occultamento e distruzione di documenti contabili
  • di bancarotta per distrazione (per un totale di oltre 15 milioni di euro) e documentale con riferimento a 12 società cooperative e tre s.r.l. dichiarate fallite
  • falso in bilancio
  • emissione di fatture a fronte di operazioni inesistenti
  • utilizzo (per un importo di oltre 19.000.000 euro) di fatture a fronte di operazioni inesistenti, indebiti utilizzi di carte di pagamento
  • turbativa di due gare pubbliche indette dal Comune di Como
  • illecito utilizzo di carte di credito

L’indagine costituisce lo sviluppo investigativo di quella inerente il Proc.4904/2016, riguardante reati tributari (emissione ed utilizzo di fatture a fronte di operazioni inesistenti) posti in essere nell’ambito della gestione di società cooperative. Gli accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza di Como ed Olgiate Comasco e dalla Squadra Mobile di Milano, coordinate dalla Procura della Repubblica di Como, hanno permesso di accertare che le illecite dinamiche in materia tributaria e fallimentare sono state ideate da due professionisti i quali, utilizzando le loro competenze nel settore bancario, hanno ideato ed attuato un sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale, ininterrottamente replicato dal 2010, attraverso la sostituzione di società dolosamente e preordinatamente destinate al fallimento (consorzi e società cooperative di lavoro) con nuovi veicoli societari costituiti con la medesima finalità.

Il sistema di frode ideato e realizzato dai due professionisti è stato ricostruito dagli accertamenti documentali e bancari effettuati dalla Guardia di Finanza e presenta le seguenti caratteristiche:

  • venivano costituite società cooperative di lavoro, quali soggetti giuridici di comodo intestati a prestanome e di fatto gestite da consorzi, nonché utilizzate come meri contenitori di forza lavoro e soggetti fiscali su cui dirottare gli oneri tributari e previdenziali, mai assolti nel decennio di attività
  • i consorzi rappresentavano il soggetto passivo d’imposta, dotato di un DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) fiscalmente in regola; presentavano le prescritte dichiarazioni fiscali e avevano alle dipendenze solo personale con funzioni amministrative regolarmente assunti
  • per la realizzazione del sistema fraudolento era necessario che le cooperative emettessero fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei consorzi

Nelle fatture venivano falsamente addebitati i costi del personale. Veniva così consentito l’abbattimento dell’ingente debito IVA scaturito dalla fatturazione delle prestazioni al consorzio, nonché un risparmio dei contributi previdenziali e assistenziali che il consorzio avrebbe dovuto sostenere nel caso avesse assunto i dipendenti delle varie cooperative. Ed infatti, qualora le prestazioni fossero state rese direttamente dai consorzi, con propria forza lavoro, questi avrebbero annoverato tra le componenti negative di reddito unicamente quelle afferenti al costo del personale dipendente assunto che, notoriamente, non genera un’IVA a credito.

In tal modo le consistenti somme di denaro trasferite dai consorzi alle cooperative, a pagamento delle false fatture, venivano successivamente prelevate dagli organizzatori della frode mediante prelievi per contanti, assegni o con bonifici bancari a loro stessi a pagamento di propri compensi. Da qui era nata la necessità, per gli ideatori del sistema di frode, di creare delle società cooperative, a cui formalmente attribuire l’assunzione del personale dipendente, creando così il presupposto per una ipotetica parvenza di operatività e poter quindi emettere fatture per la fornitura di manodopera nei confronti del consorzio (anche se le fatture emesse dalle cooperative indicavano genericamente come oggetto della prestazione la dicitura “prestazione di servizi”. In tal modo i due professionisti hanno abusato dello schema societario cooperativo non perseguendo alcuna finalità mutualistica ma sfruttando la normativa di favore prevista per le cooperative soggetti al fine di effettuare operazioni commerciali con evidente scopo di lucro, a proprio vantaggio e non dei soci delle cooperative, relegati a sostanziali ruoli di meri lavoratori dipendenti.

Le indagini hanno permesso di accertare che le cooperative oggetto di indagine erano tali solo sulla carta, ma di fatto erano vere e proprie società operanti prevalentemente nel settore delle pulizie e facchinaggio, ufficialmente intestate a cittadini italiani risultati essere dei meri prestanome, ma in realtà tutte riferibili ai due professionisti. Le pseudo-cooperative, che lavoravano in subappalto per conto dei consorzi, rimanevano in attività per circa due anni generando volumi d’affari piuttosto consistenti, mediamente oltre 1 milione di euro, che però venivano completamente nascosti al Fisco in quanto le cooperative non presentavano alcuna dichiarazione fiscale. Trascorso il periodo di operatività, le cooperative venivano lasciate inattive e ne venivamo costituite di nuove che operavano nel medesimo modo, con gli stessi clienti e nelle quali venivano trasferiti i soci/dipendenti i quali, nella gran parte dei casi, non erano neanche a conoscenza di essere inquadrati come tali.

Questa apparente regolarità formale ha consentito agli indagati di far acquisire ai consorzi, di volta in volta costituiti, numerose commesse da parte di enti privati e pubblici aventi ad oggetto prestazioni di servizi quali facchinaggio e pulizia. Quanto alla gestione delle cooperative, sistematico è stato il ricorso a “prestanome” sui quali far ricadere le responsabilità penali e tributarie. Altrettanto sistematiche sono state la distruzione delle scritture contabili delle società utilizzate, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per abbattere le imposte dovute, al fine di consentire ai due professionisti di occultare le loro responsabilità per i reiterati e gravi reati di bancarotta fraudolenta, frode fiscale, sottrazione fraudolenta.

La polizia giudiziaria sta altresì dando esecuzione a che a provvedimenti di sequestro dei proventi dei reati tributari ascritti agli indagati. Sono altresì in corso una serie di articolate attività di perquisizione in varie località, tra la Lombardia e la Calabria.

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